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domenica 5 dicembre 2010

Essere scrittori dentro. Ovvero, il mondo secondo Stef.

Non so proprio che diamine dirvi.

A dire il vero, non so nemmeno perché ho iniziato a scrivere. Probabilmente perché non potevo farne a meno. Ho delle cose da dire. Avrei voluto tenerle per me, in realtà. Ma poi ho pensato che a qualcuno potevano interessare. Fammele buttare giù, mi sono detto. Non si sa mai. E poi non volevo assomigliare a quel giovane Holden che non aveva mai voglia di fare un cazzo e non avrebbe mai detto quello che aveva da dire se non ci fosse stato Salinger a prestargli la sua voce. Poi chi vuole leggere leggerà. Non sono fatti miei.

Il pallino della scrittura l’ho sempre avuto, ma non so perché ho continuato a conservarlo anche dopo essermi accorto di come nulla di quello che amavo leggere o scrivere fosse credibile ormai già dopo la prima metà degli anni ’80, ossia quando sono nato io. Sono cresciuto nella classica famiglia dove tutti guardano con curiosità a questa tua passione ma senza mai prenderti sul serio. Nessuno crede che tu diventerai mai uno scrittore, anche se sorridono facendoti pensare il contrario. Probabilmente hanno ragione, ma spesso pensano che tu non abbia nemmeno un cazzo da dire. Vorrei vederli alle prese con una penna e un moleskine in mano, dove appuntare i loro pensieri e le loro sensazioni. Di cosa scriveranno oggi? Di quanto è stata emozionante la serata con i cognati di Milano in quella fantastica pizzeria con la televisione e Sky incorporato per poter vedere le partite di Champions azzannando una buona margherita? O forse a quanto rimane da pagare di bollette, o al fatto che la macchina nuova abbia bisogno di una buona ripulita, e che forse ci sarebbe anche bisogno di fare un salto al supermarket a comprare i croccantini per il micio?

La normalità mi ha rotto, ragazzi. Ma guai a dire una cosa del genere. Sarebbe come mettere in pericolo la maschera che milioni di persone che abbiano la sfortuna di interloquire con te hanno faticosamente decorato e piantato in faccia alla propria vita, senza mai avere il dubbio che potesse esistere un’alternativa. E tu vorresti forse contraddirli? Panico… saresti un vagabondo, un nullatenente, un ingenuo. Forse anche un imbecille. Forse anche un pazzo. L’avventura? Forse apparteneva agli anni ’50… Pensi che qualche pezzo grosso ti pubblicherà mai semplicemente perché si è innamorato di te come è successo con Maksim? Sei un povero coglione.  

Gli scrittori di adesso io non li capisco. E la cosa triste è che chi vuole essere scrittore lo dice perché vuole diventare uno di loro. Vorrebbe vendere migliaia di copie, diventare ricco ed essere invitato ai talk show ed avere l’illusione di essere una persona in gamba. Ma del resto come dargli torto? Esistono forse alternative?
 I corsi di scrittura creativa saranno anche utili a far crescere il talento nelle persone non analfabete, e sicuramente non si può dire che siano una brutta cosa. Ma per uno che si sente scrittore DENTRO, una cosa del genere potrebbe essergli fatale, più o meno come fanno le lezioni scolastiche delle maestre ottuse che spiegano Petrarca a quei ragazzi che si sono già letti la bibliografia di Melville durante l’estate (ne esistono, fidatevi). Cioè, cercano di tirare fuori la creatività, ma così facendo a mio parere , mentre la stimolano in alcuni, possono spegnerla in altri. Sono da prendere con le pinze: possono essere utili guide, dare suggerimenti e consigli utili. Ma se davvero vuoi SCRIVERE, non battere parole a macchina, esci di casa, vivi, e leggi, divora libri come se divorassi patatine al formaggio, poi mettiti davanti ad un foglio di carta e fai uscire pensieri emozioni sensazioni e credici in quello che scrivi e sii eccitato. Deve essere un'eccitazione quasi sessuale. 

Che vadano al diavolo puntini, punti e virgola, parentesi tonde e robe simili se possono rendere il testo scorrevole ma per farlo inibiscono la vostra capacità di COMUNICARE qualcosa. Non è importante il contenuto di quello che scrivete, potete fare una bella e dettagliata descrizione anche della pasta e fagioli che avete mangiato ieri, con lo sgorgare dell’olio crudo sul sughetto marrone e gli sforzi fatti per contenere i vostri gas intestinali, e sì, c’è chi l’ha fatto. Non crediate che la vostra storia debba essere figa, che debba a tutti i costi avere un senso condiviso dalla comunità. Finnegans Wake aveva forse un senso? Una trama? Non crediate di dover scrivere come se per farlo fosse necessario trasformarsi in professori universitari dotti e stempiati che magari hanno passato la vita su una sedia a commentare libri, masturbarsi, guardare i servizi speciali di SuperQuark e a decantare agli amici quanto in passato fossero brillanti. L’unica maledetta cosa che conta è quello che ci mettete dentro, la passione, il calore umano. Se voi credete in quello che scrivete, anche se quello che avete scritto è una cagata, anche se non avete usato le virgole nei punti giusti, o se avete DAVVERO parlato della pasta e fagioli che avete mangiato ieri (anche il cibo merita le sue descrizioni), credetemi, sarà qualcosa che varrà la pena leggere

Solo una cosa vi chiedo: fate attenzione ai congiuntivi, perché non è proprio il massimo leggere cose tipo “e se ci schianteressimo contro il muro?”.

2 commenti:

  1. Non so' ,esattamente ,per quale miracolo cybernetico io sia capitata qui semplicemente sfogliando Blogspot a suon di 'blog successivo'! Inaspettato...come questo post ,che finalmente fa saggiare un po' del tuo inutilizzato positivismo.
    Che sia uno sprono anche per te,soprattutto per te!
    Non esistono piccoli scrittori :*

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  2. Grazie Vietta!;-) P.S. Il blog ora è aggiornato... continua a seguirlo!

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